Come immondizia su cui si posano le mosche.

Su Repubblica di oggi, Adriano Sofri ha segnalato un servizio fotografico del Guardian .

All’inizio, sono rimasto semplicemente scioccato, indignato, depresso; ho cercato di afferrare quel morso alla bocca dello stomaco e riporlo, nasconderlo in un angolo della mia coscienza dove urlasse meno forte, dove facesse meno male, e mi facesse sentire meno corresponsabile.

I cenci sporchi su cui sono distesi sono tutto ciò che posseggono.

Il biberon è vuoto.

Alla fine, l’unico gesto concreto, immediato, che mi è venuto in mente di fare per reagire, è stato di pubblicare questa foto sul blog. Poco, forse niente, e le mosche continueranno a ricoprire quei corpi.

L’unico commento che voglio aggiungere, al di là dell’immagine che parla da sola, è che si tratta di profughi afghani in Pakistan, ossia di gente che, in fuga dal conflitto in corso, è due volte vittima delle inondazioni che hanno colpito il paese che li ha ospitati.

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