Lost Horizon – Recensione – I parte

Grafica.

Credo che sotto questo aspetto ci si trovi di fronte alla migliore espressione delle avventure grafiche in ormai più di una ventina di anni di vita del genere. Lost Horizon raccoglie perfettamente il testimone di una lunga fila di predecessori dai fondali dipinti a mano, puliti, colori pastello, che invitano ad immergersi nella fantasia del racconto.

Un esempio della grafica dei fondali di LH. Non ricorda un po' lo stile di Broken Sword?

Altro aspetto importante, che riprenderemo senz’altro quando si parlerà della storia, è come lo stile generale di filmati, fondali, riprese della telecamera, sia improntato al mondo del cinema. Tanto per dare un’idea, guardiamo come siamo accolti dal menu principale del gioco:

Acquistate il biglietto ed entrate nel cinema.

Come vedete, è fin troppo evidente l’intenzionalità di volere immergere il giocatore nell’atmosfera di una sala cinematografica; i riferimenti ai film di Indiana Jones fioccano continuamente, non ultima la schermata che spesso ci troveremo di fronte con la cartina geografica attraversata dal tracciato rosso di un tragitto che stiamo percorrendo. Le animazioni sono estremamente fluide e curate, né altrimenti sarebbe potuto essere se si voleva riprodurre al meglio la sensazione di agire all’interno di un film. Quello che però si deve rimarcare (e vale per un discreto numero di avventure, non solo questa) è il limite della qualità degli artisti grafici (o forse dei motori grafici)  nell’accuratezza della riproduzione dei personaggi: come cartina al tornasole, si può usare ad esempio la mano: osservate come vengono realizzate le mani e capirete il grado di dettaglio raggiunto.  Anche il movimento labiale non è che sia un bel vedere, soprattutto nelle scene animate.Non mi piace dilungarmi molto sulle questioni tecnico-grafiche, pur parlando di avventure – per l’appunto – grafiche: tuttavia, vale la pena ribadire che Lost Horizon offre un’esperienza da questo punto di vista di completa soddisfazione: esplorare gli ambienti e le locazioni è un piacere per gli occhi, e si trova appagante scoprire una dopo l’altra le ambientazioni riprodotte dannatamente bene, e a quanto pare, in maniera estremamente documentata: è evidente che questo abbia comportato un certo lavoro di ricerca: o voi sapete al volo riproporre un locale anni ’30 dell’Hong Kong dell’epoca?

Interfaccia.

Oh, beh, la vostra solita interfaccia con cursore intelligente tasto sinistro “guarda” – tasto sinistro “usa” (che ovviamente cliccando su un personaggio diventa “parla”). Sotto questo punto di vista niente di nuovo sotto i ponti. E’ possibile saltare frasi di dialogo e filmati col tasto destro. Anche per l’inventario niente di particolare: a scomparsa nel lato inferiore dello schermo. Avrete la possibilità di combinare gli oggetti tra di loro (ma di questo voglio parlare diffusamente nella sezione “Enigmi”). Anche in questo caso troviamo la personalizzazione in chiave cinematografica dell’interfaccia di salvataggio/recupero delle partite:

Ogni fotogramma, un salvataggio.

Il gioco assegna automaticamente un’icona, un nome, e l’orario ad ogni salvataggio. Non mi pare che vi sia un limite al numero di salvataggi da effettuarsi. Anche l’interfaccia per i dialoghi è quanto di più classico si possa trovare: lista di frasi tra cui scegliere cliccando. Inutile dilungarsi oltre su questo punto: se doveste giudicare Lost Horizon dall’interfaccia, sarebbe quanto di più comune possiate pensare.

Alla prossima volta sulla parte cicciotta della recensione, ossia Enigmi, Storia, Musiche.

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