Rhiannon (la conferma) – I

Può mai valere la pena condurre a termine un’avventura grafica (ma lo stesso vale per un romanzo, un film, un’opera lirica) che già a metà si è rivelata deludente e poco rispondente alle aspettative, magari sottraendo tempo all’ultimo acquisto che giace lì sul mobile? La risposta a questa domanda che più retorica non si può, è sì, perché giocare le “schifezze”, tanto per usare una scala da due o tre valori, dà modo di apprezzare di più le perle vere di questo mondo così variegato.

La parola che meglio definisce l’esperienza di gioco che ho provato con Rhiannon – Curse of the Four Branches (giocato in versione originale inglese), è “noia”.  Noia per un’interfaccia che poteva essere sicuramente ideata meglio, in particolar modo in occasione della manipolazione di alcuni oggetti ed enigmi; noia per l’ennesimo esempio mal riuscito di raccolta degli oggetti “solo quando occorrono veramente”; noia per quel senso di non sapere esattamente cosa si debba fare che assale talvolta il giocatore sommerso dalla quantità di indizi e di documenti da elaborare (e “digerire”); noia per la mancanza quasi completa di colpi di scena e per la monotonia degli ambienti (né sopperisce in alcun modo a tale difetto il graduale rilascio dell’accesso ad alcune locazioni); noia per una trama che non riesce mai ad essere veramente avvincente e a catturare la simpatia del giocatore per le vicende della(e) povera(e) Rhiannon.

La sensazione di “avere perso tempo” mentre intanto sullo scaffale titoli ben più “sugosi” ed immediatamente accattivanti aspettavano pazientemente, è immediatamente dietro l’angolo una volta (finalmente!) aver assistito al sospirato (e moscio)  finale.

(Continua…)

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